Elezioni 2022 - Le parole di Medvedev ricompattano (quasi) tutta la politica italiana
- di: Diego Minuti
Quando si parla di Russia (non di Unione Sovietica anche se i canoni di comportamento, seppure finalizzati alla costruzione del medesimo imperialismo di stampo neozarista, sono apparentemente eguali) l'errore in cui si rischia di cadere è quello di minimizzare, di ridurre tutto ad un grande gioco di politica internazionale, quando invece bisognerebbe stare attenti a quel che accade in casa nostra.
Un rischio che si amplia, purtroppo a dismisura, se certe affermazioni vengono da un personaggio come Dmitry Medvedev, troppo frettolosamente etichettato come una macchietta, come chi, alla disperata ricerca di visibilità, spara provocazioni a raffica.
Elezioni 2022: le parole di Medvedev uniscono la politica italiana
Sarà anche questo, sarà anche che le parole di Medvedev corrano in libertà e, quindi, spesso vadano ben oltre quello che gli passa per la testa. Ma anche in quest'operazione di ridimensionamento dell'uomo bisogna mettere attenzione perché, anche se la sua stella nel firmamento putiniano sembra essere un po' appannata, è pur sempre qualcuno che ha una carica pubblica importante (vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo) che gli consente di avere le giuste relazioni anche in settori ''grigi'' degli apparati russi, come i servizi.
Se si va a leggere l'ultima sua esternazione ci si accorge che Medvedev si è ritagliato addosso l'abito dell'ariete del pensiero di Vladimir Putin, quello che deve sempre dire qualcosa per ribadire che Santa Madre Russia non è un ricordo sbiadito, ma la certezza del presente e anche del futuro. E se questo passa per scatenare una guerra contro l'Ucraina o di mettere becco nelle vicende di altri Paesi a lui questo poco importa.
''Vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi - ha scritto Medvedev -, ma anche dire qualcosa di più coerente. Ad esempio, che li chiamino a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità. I voti degli elettori sono una potente leva di influenza. Chiamate i vostri idioti a rendere conto. E vi ascolteremo. Il vantaggio è evidente: l'inverno è molto più caldo e confortevole in compagnia della Russia che in uno splendido isolamento con la stufa a gas spenta''.
Sono parole che non meriterebbero alcun commento se ci si limita a considerarle come la conferma del bullismo verbale di Medvedev, che forse, passando dall'infanzia all'adolescenza, ha subito le angherie di qualcuno pagandone ancora oggi le conseguenze che lo costringono a mostrarsi sempre arrabbiato e pronto a mostrare i muscoli. Una situazione che lo spinge a cercare sempre di ingraziarsi il padrone delle ferriere. Ma Dmitry Medvedev resta pur sempre un personaggio pubblico e sarebbe ben difficile che le sue sparate non abbiamo il tacito consenso di chi abita nelle lussuose stanze del Cremlino.
Non crediamo che le sue parole siano foriere di chissà quale operazione di matrice russa mirata a condizionare o intossicare la campagna elettorale italiana, ma di certo confermano che la Russia ha aperto un conto contro l'Occidente, di cui - anche se noi non lo ammettiamo, come sempre sottovalutandoci - l'Italia è parte importante.
Ora, sia pure tra sospetti di manovre di ingerenza e ridimensionamenti giustificati dal profilo di Medvedev, le sue parole hanno avuto giustificata eco in Italia dove, in costanza di campagna elettorale anche se si parla del ciclo vitale delle farfalle, hanno costituito l'occasione per l'ennesimo dibattito, con prese di posizione, condanne, stigmatizzazioni, ma - ed è questo il punto - talvolta ignorandole. Cosa che ha fatto ben più rumore dei commenti.
Come, infatti, ignorare che Matteo Salvini si sia limitato a dire ''I problemi degli italiani non sono i tweet di Letta o di un russo. Votano gli italiani, non i russi o i cinesi''? Verrebbe da chiosare che forse questa era l'occasione buona per la Lega per smarcarsi da quel marchio di ''amica di Putin'' che si porta dietro da tempo e che, peraltro, sembra non volere cancellare. Sarebbe bastato liquidare tutto con una frasetta nemmeno tanto impegnativa per marcare le distanza da quel Paese che oggi è, agli occhi di tutti, un invasore con tendenza all'eliminazione fisica degli ucraini che non siano filorussi. Quelle parole non sono uscite e anche il tentativo di mettere sullo stesso piano Letta e Medvedev è leggermente fuori contesto, per un semplicissimo motivo: Letta, almeno sino a ieri, era un italiano mentre Medvedev, sempre fino a ieri, era un russo che, quando parla delle nostre vicende, dà sempre l'impressione di minacciare, non certo di fare analisi o proposte.