Il Governo naviga a vista mentre il Paese reale affonda

- di: Diego Minuti
 
La fondata ventata di speranza che l'inizio della campagna vaccinale sta facendo registrare rischia, forse, di mettere da parte l'attenzione per la sofferenza che la pandemia ha provocato nelle categorie produttive che, come coloro che stan sospesi, vivono ormai da mesi un lunghissimo incubo senza che giunga il risveglio per cancellarlo.
Quando il contagio si è manifestato per la prima volta, cogliendo il Paese impreparato, tutti gli italiani si sono sentiti accanto al Governo, chiamato a fronteggiare una crisi dall'impatto assolutamente inatteso e caratterizzato da una tale violenza da lasciarci in ginocchio. Facendo appello all'unità, il Governo si è mosso, ha adottato le prime misure (volte a contenere il contagio), ma non ha saputo essere tempestivo allo stesso modo per aiutare chi la crisi ha colpito.

Una diversa capacità di reazione che è stata colta dalla gente (e che un certo modo di fare opposizione ha cercato di capitalizzare, ma non riuscendovi) che oggi si chiede cosa il Governo stia facendo realmente per aiutare il Paese a risollevarsi. Con i timori che si a crescono, giorno dopo giorno, davanti alla concreta prospettiva di una crisi politica e, quindi, del pericolo che l'opportunità di un uso intelligente dei fondi europei venga sprecata.

Parlando fuori di metafora, si potrebbe dire che l'esecutivo di Giuseppe Conte ha perso una grande occasione, quella di "approfittare" della crisi, come hanno sempre fatto i politici, per convincere la gente di essere indispensabile.
Il Governo, se si può azzardare questa tesi, ha buttato nella spazzatura un potenziale enorme consenso lasciandosi cullare dal momentaneo appoggio della maggioranza degli italiani e, quindi, non muovendosi con le necessarie decisione e tempestività per rispondere concretamente ai bisogni della gente.

Dire che gli italiani si ritrovano oggi in piena pandemia per non avere accolto gli inviti alla prudenza è una verità parziale perché le regole devono avere certezze e non essere interpretate. Ma a fare male all'immagine di questo esecutivo è stata soprattutto una errata politica della comunicazione, portata avanti sin dall'inizio secondo criteri assolutamente censurabili.
In base a questa strategia, i messaggi dal Palazzo agli italiani sono stati segnati da una discontinuità e da una discrasia di contenuti determinata da fatto che tutti hanno parlato, anche coloro che, per ruolo o titolo accademico, non ne avevano titolo.

Sta accadendo anche in queste ore, con un ministro (Fabiana Dadone, alla Pubblica amministrazione) che è costretto ad intervenire per bacchettare un sottosegretario (alla Salute, la sempre più ciarliera Sandra Zampa) in materia di obbligo/non obbligo del vaccino per i dipendenti pubblici.
Messaggi contrastanti, che certo non ingenerano certezze nella gente che cerca, quotidianamente, di barcamenarsi tra soggetti diversi che parlano, straparlano, talvolta farneticano.

E in tutto questo cosa fa Giuseppe Conte?
Tra conferenze stampa (nell'orario di maggiore audience), video agiografici che lo vedono attraversare impettito corridoi e salire scalinate, nell'ovattata atmosfera di Palazzo Chigi, il primo ministro va avanti per la sua strada, con imperscrutabili progetti politici.  E mentre lui - tra arazzi, marmi e purpurei tendaggi - elabora, la gente non sa che fare, se non sperare.
Ma anche la speranza non è un modo di pensare, perché per essere tale si deve aggrappare alla realtà. Come hanno fatto tanti esercenti che hanno affrontato spese anche ingenti per mettere a norma anti-Covid i loro locali, ora chiusi, desolato monumento alle incongruenze della gestione del potere che continua con pervicacia nella politica degli aiuti a pioggia. Forse con il segreto convincimento che si possa ancora comprare il consenso, come ai tempi di Achille Lauro (l'armatore e politico, non il cantautore: lo preciso a scanso di equivoci).
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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