Colleferro: dove sono gli italiani che hanno pianto George Floyd?

- di: Diego Minuti
 
Willy Monteiro è morto e, semmai si possa cercare una spiegazione ad una fine violenta, nel caso di questo ragazzo, che le poche fotografie pubblicate dai media ci mostrano sempre sorridente (uno di quei sorrisi che i padri e le madri vorrebbero sempre vedere regalati dai figli), non ci può comprensione per i suoi assassini, non ci sono giustificazioni che reggano.
Non c'è niente, solo l'epilogo (da uomo, da cittadino, da padre, da italiano, mi auguro che i colpevoli scontino sino all'ultimo giorno della condanna che sarà loro inflitta) di vita sbagliate, dove sull'altare dell'adorazione è stata messa la violenza, comunque la si voglia declinare. Anche sportiva, quindi, anche se in questo caso lo sport è solo un pretesto per scatenare istinti che di umano hanno ben poco.

Ma non è ai quattro esseri (uomini non sono di certo: accetto suggerimenti per le classi alle quali iscriverli d'ufficio) che oggi va il mio pensiero, ma ad altri giovani, a quelli che sono scesi in strada a protestare per la morte di un uomo, in America, e che oggi invece restano silenziosi davanti al dramma di un loro coetaneo che avrebbe potuto essere un conoscente o anche forse un amico.

Dove sono oggi quegli adolescenti che, dispiegando striscioni con scritto a caratteri cubitali ''Black lives matter'' ed aiutandosi con slogan urlati nei megafoni, protestavano contro la violenza ufficiale che aveva ucciso George Floyd lungo una strada di Minneapolis?
Quali battaglie di civiltà stanno facendo per ricordare Willy, dopo avere gridato che la vita dei neri vale come la vita di tutti gli altri?
O questi slogan valgono solo per chi, nero, è ucciso negli Stati Uniti?

Purtroppo la società contemporanea, che macina e sputa via miti con la stessa velocità con cui li crea, ci sta abituando a cose del genere, a mode che si animano solo perché effinere ed invece, davanti ad un fatto doloroso che ci riguarda direttamente, il silenzio cala, perché non è ''trendy'', non ti eleva dalla massa sia pure per pochi minuti di ripresa televisiva.

Le proteste per la morte di George Floyd sono state giuste, ma perché quelle persone - nella quasi totalità erano giovani - che chiedevano che questo o quell'altro accadesse in un Paese lontano nulla hanno fatto per Willy, che pure aveva la pelle nera. Ma, evidentemente, le vite dei neri valgono a patto che siano neri d'America. Nessuno di quelli che urlava in strada è tornato per levare la sua voce contro non chi ha ucciso, ma contro la insulsa motivazione che li ha spinti ad agire.

Forse il colore nero assume sfumature a seconda delle latitudini.
Forse il nero del Minnesota è più bello di quello di Colleferro.
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