Capgemini Research Institute: supply chain e tecnologia al centro degli investimenti per le aziende nel 2023

- di: Barbara Leone
 
E’ prudenza la parola d’ordine delle aziende negli ultimi tempi. E’ quanto emerge dal nuovo report del Capgemini Research Institute, dal quale si evince chiaramente che a fronte dei venti economici avversi le aziende stanno adottando un approccio prudente agli investimenti. Per l’89% di loro le interruzioni nella catena di fornitura rappresentano il rischio principale per la crescita del business, seguito dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalla crisi energetica. Di conseguenza, la resilienza della supply chain rappresenta la priorità principale, tanto che il 43% delle organizzazioni intende aumentare gli investimenti in questo ambito, mentre il 39% punta a incrementare le risorse finanziarie destinate alla tecnologia per ridurre i costi e favorire la trasformazione del business.

Capgemini Research Institute: supply chain e tecnologia al centro degli investimenti per le aziende nel 2023

Le aziende di Stati Uniti e Cina daranno priorità alle questioni legate alla sostenibilità, mentre quelle europee lo faranno in misura minore. Per realizzare il report, il Capgemini Research Institute ha intervistato 2.000 soggetti appartenenti ad aziende con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari, provenienti da 15 Paesi, tra novembre e dicembre 2022, analizzando le loro strategie di investimento in aree quali digital transformation, supply chain, talent & skill e sostenibilità nell’arco dei prossimi 12-18 mesi.

“In tutto il mondo i leader aziendali stanno orientando i loro investimenti sui settori che continueranno a trainare la business transformation" 
- ha dichiarato Aiman Ezzat, Ceo di Capgemini -."Devono quindi cogliere le opportunità offerte dalla tecnologia, non solo per rendere le loro imprese più efficienti, sostenibili e resilienti, ma soprattutto per favorire opportunità di crescita sul lungo periodo. È inoltre essenziale investire nei talenti in grado di realizzare queste trasformazioni del business model e della catena del valore, evitando di sacrificare l’esperienza complessiva dei dipendenti. Queste aree di investimento sono indispensabili affinché le organizzazioni riescano non solo a superare l’incertezza che caratterizza il contesto attuale, ma anche a uscirne più forti e resilienti”.

Sicuramente la priorità assoluta è investire nelle tecnologie e nella diversificazione. L’89% delle organizzazioni percepisce le interruzioni della catena di approvvigionamento come il rischio principale per la crescita del business nei prossimi 18 mesi, ancora prima dell’aumento dei prezzi delle materie prime (67%) e della crisi energetica (64%). Per minimizzare questo rischio, il 43% dei dirigenti aziendali prevede di aumentare gli investimenti nella supply chain nel corso del prossimo anno e anche in seguito, con un incremento medio del 10,4% rispetto ai livelli attuali. Nello specifico, le aziende prevedono di investire maggiormente nelle tecnologie legate alla supply chain (che consentono miglioramenti in termini di agilità, trasparenza e visibilità) e nella diversificazione (di fornitori, produzione e partner di trasporto). Tra gli interventi prioritari per diversificare la catena di fornitura ci saranno l’onshoring o il near-shoring per avvicinare i siti produttivi alla domanda, la territorializzazione dei fornitori e la diversificazione della base produttiva (cioè la riduzione della dipendenza da un’unica area geografica). I Paesi dell’Europa occidentale hanno in programma di investire maggiormente nella diversificazione della catena di fornitura, mentre quelli dell’area Asia-Pacifico prevedono di puntare maggiormente sulle tecnologie a essa legate.

Per affrontare al meglio le perturbazioni economiche, le aziende stanno esaminando il modo in cui la tecnologia può contribuire a stimolare la crescita e a creare rapidamente valore. Dal report emerge che il 39% delle organizzazioni prevede di aumentare gli investimenti in tecnologia nell’arco dei prossimi 12-18 mesi, mentre una quota analoga prevede di mantenerli ai livelli attuali. I dirigenti aziendali intendono ricorrere alla tecnologia soprattutto per ridurre i costi e prendere decisioni più rapide, sfruttando il cloud, i dati e gli analytics. Per proteggere maggiormente le loro aziende, quasi la metà degli intervistati stima inoltre di aumentare la spesa per la cybersecurity nel 2023. Secondo il report, negli ultimi 12-18 mesi le condizioni di mercato avverse hanno spinto oltre la metà delle organizzazioni a ridurre gli investimenti in sostenibilità, e solo il 33% prevede di aumentarli nei prossimi 12-18 mesi, per quanto rappresentino una quota ridotta degli investimenti complessivi. Di conseguenza, meno di un terzo delle organizzazioni dichiara di essere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati. Tuttavia, negli Stati Uniti e in Cina le aziende prevedono di aumentare gli investimenti nei prossimi 18 mesi (rispettivamente il 41% e il 53% delle organizzazioni intervistate), controbilanciando in parte il calo osservato nell’ultimo anno.

L’aumento della pressione sugli investimenti in tema di sostenibilità può essere in parte dovuto al fatto che la maggior parte dei dirigenti aziendali consideri questo tema come un obbligo oneroso piuttosto che un investimento per il futuro. Inoltre, secondo il 74% dei dirigenti intervistati la richiesta di prodotti e servizi sostenibili da parte dei clienti è diminuita, in quanto molti di loro non sono disposti a pagare un prezzo più alto per prodotti, servizi e soluzioni più green nell’attuale scenario macroeconomico. Le organizzazioni devono privilegiare gli investimenti in sostenibilità e accelerare la loro transizione verso un’economia meno dipendente dall’energia e dalle risorse come investimento per il futuro: è stato infatti dimostrato che sostenibilità e risultati economici positivi non si escludono a vicenda, tanto che le aziende leader nella sostenibilità registrano anche risultati migliori rispetto alla media del settore. Dal momento che i modelli di lavoro ibrido stanno diventando un fenomeno diffuso e che un numero sempre crescente di dipendenti si aspetta flessibilità nel quotidiano, i leader aziendali pianificano di destinare la maggior parte degli investimenti legati al personale su strategie e politiche di questo tipo nel 2023. Infatti, il 65% dei intervistati prevede di investire e implementare opzioni di lavoro ibrido e il 61% ha intenzione di optare per soluzioni permanenti di lavoro da remoto per i profili che richiedono meno supervisione e lavoro in team. Tuttavia, secondo il report, le organizzazioni stanno pianificando di ridurre gli investimenti in aree strategiche come employee experience (39%), upskilling/reskilling (36%) e diversity (35%) nei prossimi 12-18 mesi: dal momendo che la concorrenza per aggiudicarsi i migliori talenti continua a limitare le prospettive di crescita, i brand che vogliono continuare a essere attrattivi dovrebbero puntare su questi aspetti. Per comprendere il panorama economico globale e il suo impatto sugli investimenti, il Capgemini Research Institute ha intervistato 2.000 persone appartenenti a organizzazioni con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari, in 15 Paesi. Gli intervistati ricoprivano il ruolo di Director o posizioni di livello superiore, spaziando tra diverse aree operative come General Management, Finance and Risk, IT/Technology, Operations e Human Resources. I dirigenti intervistati erano responsabili o direttamente coinvolti nei piani di investimento e nelle priorità delle rispettive organizzazioni. Il Capgemini Research Institute ha inoltre condotto interviste approfondite con dirigenti di vari settori e aree operative, responsabili o direttamente coinvolti nella definizione dei piani e delle priorità di investimento delle rispettive aziende. Capgemini è leader mondiale nel supportare le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale e di business facendo leva sul potere della tecnologia.

Lo scopo del Gruppo è garantire un futuro inclusivo e sostenibile, sprigionando l’energia umana attraverso la tecnologia. Capgemini è un’organizzazione responsabile e diversificata di oltre 350.000 persone presente in più di 50 paesi nel mondo. 55 anni di esperienza e una profonda conoscenza dei settori di mercato rendono Capgemini un partner affidabile per i suoi clienti, in grado di fornire soluzioni innovative per le loro esigenze di business, dalla strategia alla progettazione alle operation, grazie alle competenze in ambito cloud, dati, AI, connettività, software, digital engineering e piattaforme. Nel 2021 il Gruppo ha registrato ricavi complessivi pari a 18 miliardi di euro. Nel 2021 il Gruppo ha registrato un fatturato globale di 18 miliardi di euro. Il Capgemini Research Institute è il think-tank interno di Capgemini dedicato a tutto ciò che è digitale. L’istituto pubblica lavori di ricerca in merito all’impatto delle tecnologie digitali sulle grandi aziende tradizionali. Il team fa leva sul network mondiale di esperti Capgemini e lavora a stretto contatto con partner accademici e tecnologici. L’istituto possiede centri di ricerca dedicati in India, Singapore, nel Regno Unito e Capgemini Press Release negli Stati Uniti. Recentemente, è stato nominato il miglior istituto di ricerca al mondo per la qualità dei suoi lavori da una giuria di analisti indipendenti.
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