Altroconsumo: "Dieta vegetariana e vegana più sostenibili e meno costose di quella mediterranea"

- di: Barbara Leone
 
La dieta vegetariana e quella vegana impattano meno sull’ambiente rispetto alla dieta mediterranea e sono anche meno costose data l’esclusione di carne e pesce.  A dirlo è un’indagine realizzata da Altroconsumo dalla quale si evince che seguendo la dieta giusta si possono prevenire diverse malattie anziché curarle. Col risultato che si possono consumare prodotti più sostenibili per l’ambiente, ad esempio valorizzando al massimo i prodotti vegetali e stagionali e riducendo il consumo di carne e di latticini visto che la loro produzione genera una ingente quantità di gas serra. Basti pensare che la filiera alimentare è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra e queste sono causate al 60% circa dai prodotti animali (Rapporto Onu 2023).

Altroconsumo: "Dieta vegetariana e vegana più sostenibili e meno costose di quella mediterranea"

Per capire qual è lo stile alimentare più sostenibile per il pianeta Altroconsumo ha messo a confronto la dieta mediterranea, quella vegetariana e quella vegana valutandole dal punto di vista dell’impatto ambientale e dei costi. Risultato: la dieta vegetariana e quella vegana impattano meno sull’ambiente rispetto alla dieta mediterranea e sono anche meno costose data l’esclusione di carne e pesce. Per confrontare tre stili alimentari diversi come la dieta mediterranea, quella vegetariana e quella vegana, l’associazione ha chiesto a un nutrizionista di costruire tre diete equilibrate dal punto di vista nutrizionale per un individuo medio con un apporto calorico giornaliero di 2.000 kcal. Sulla base degli alimenti e delle quantità fornite per ciascuna dieta, è stato poi calcolato il costo e l’impatto ambientale delle tre diete per poi metterle a confronto.

Come sappiamo, la dieta mediterranea è composta da frutta, verdura, cereali (raffinati e integrali), olio extravergine di oliva, frutta secca, carne (una volta carne rossa, due volte carne bianca) e pesce (3 volte alla settimana), non mancano le uova e il formaggio (una volta a settimana la ricotta). Il latte parzialmente scremato è proposto quasi tutti i giorni, in aggiunta o in alternativa c’è lo yogurt. Rispetto alla mediterranea, la dieta vegetariana ha quantità uguali o simili di frutta e verdura, cereali, latticini e condimento. Non contempla carne e pesce, ma ci sono le uova, il formaggio e i latticini. L’apporto di legumi raddoppia e viene introdotto il tofu. Nella dieta vegana, invece, non ci sono prodotti di origine animale, quindi oltre a non esserci carne e pesce come nella vegetariana, non ci sono formaggi, latticini e uova. Frutta, verdura e cereali sono presenti in quantità simili a mediterranea e vegetariana. Mentre, ha una quantità di legumi maggiore e maggior quantità di fonti proteiche “alternative”, ossia seitan dalle proteine del frumento, tofu e un’alternativa vegetale allo yogurt e un po’ più di frutta secca. Inoltre, questa dieta è arricchita con semi oleosi (semi di girasole). Le percentuali dei macronutrienti introdotti nelle diete rispettano quelle condivise dalle Linee guida nazionali per una sana alimentazione e sono: tra il 54 e il 58% di carboidrati; tra il 14 e il 18% di proteine; tra il 25 e il 30% di grassi.

A questo punto, Altroconsumo ha calcolato l’impatto ambientale delle diete su base settimanale con la metodologia LCA (Life Cycle Assesment), analizzando 18 distinti parametri tra cui abbiamo selezionato i 3 più significativi (consumo di acqua, occupazione del suolo ed emissioni di CO2 equivalente) per mettere in evidenza le differenze tra le 3 diete. Per confrontare l’impatto complessivo abbiamo raggruppato, come da metodologia LCA, tutti i dati in un unico indicatore ambientale, il cosiddetto endpoint (mPt). La dieta mediterranea è quella che pesa di più sull’ambiente in 17 delle 18 categorie analizzate (tranne l’uso di acqua rispetto a quella vegetariana) soprattutto a causa della carne e del pesce. Secondo i calcoli dell’indagine, una persona adulta che segue la dieta mediterranea ogni settimana: produce 15,08 kg di CO₂ equivalente (un parametro che tiene conto di tutte le emissioni dirette e indirette); consuma 18,84 metri quadrati di suolo; consuma 1.880 litri di acqua.

La dieta vegana è quella con il minor impatto ambientale totale, pesa il 32% in meno di quella mediterranea e il 18% in meno di quella vegetariana. Infatti, è la dieta che non prevede alimenti di origine animale (carne, pesce, latte e derivati, uova), i più impattanti sull’ambiente, e si basa sul consumo di cereali, legumi, verdura e frutta (fresca e secca), oli e bevande vegetali, semi. Secondo i calcoli dell’indagine in questo caso una persona adulta che segue la dieta vegana ogni settimana: produce 8,28 kg di CO₂ equivalente; consuma 15,24 metri quadrati di suolo; consuma 1.810 litri di acqua. La dieta vegetariana, rispetto alla vegana prevede anche uova e latticini. Consuma più acqua della dieta vegana e della mediterranea per il consumo di formaggi. Secondo i calcoli, un adulto che segue la dieta vegetariana ogni settimana: produce 10,88 kg di CO₂ equivalente; consuma 16,80 metri quadrati di suolo; consuma 1.980 litri di acqua.

Da un punto di vista economico il regime alimentare più economico è quello vegetariano. Il costo settimanale della spesa vegetariana è di 53 euro circa. Meno di quanto spende chi segue la mediterranea che deve mettere in conto 63 euro circa a settimana, il 17% in più rispetto alla vegetariana. Per i vegani il costo della spesa settimanale è simile a quella dei vegetariani, 54 euro, mentre quella mediterranea costa il 15,5% in più. A fare la differenza per il portafoglio sono le fonti proteiche. I vegani spendono di più per le alternative vegetali alle proteine che incidono per il 16% sulla spesa settimanale, oltreché per frutta e verdura che rappresentano il 45% della spesa. Per chi segue la dieta mediterranea a incidere maggiormente sul costo della spesa settimanale è il pesce che costituisce un quinto della spesa, la carne pesa per l’8% e per il 12% i latticini. Sono soprattutto frutta e verdura a far salire il conto rispettivamente costituiscono il 16% e il 18% della spesa settimanale.

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