Cashless: Italia fanalino di coda in Europa

- di: Barbara Leone
 
Addio al contante, ma non troppo. Perché se da una parte gli italiani si dicono propensi ai sistemi di pagamento digitale (visto che più di 7 italiani su 10 vorrebbero utilizzare maggiormente il cashless), dall’altra parte l’Italia resta fanalino di coda nella classifica Ue per numero di transazioni cashless pro capite. E’ questa la fotografia che vien fuori dal settimo rapporto della Community Cashless Society 2022, presentato ieri a Cernobbio da The European House - Ambrosetti. Stando ai dati dell’analisi, infatti, in ambito europeo l’Italia si attesta al terzultimo posto per numero di transazioni pro capite: 61,5 nel 2020 (in diminuzione rispetto al 2019 in cui era pari a 61,7) contro una media europea di 142. In termini assoluti e tradotte sulla popolazione italiana, la differenza equivale a 4,8 miliardi di transazioni. Anche aggiungendo la caratteristica principalmente italiana delle carte prepagate, l’Italia non migliora, arrivando a registrare 81 transazioni con carta pro-capite, un numero pari alla metà della media europea di 156. Parallelamente alla riduzione del numero di transazioni, nel 2020 si registra una riduzione del valore del transato con carte di pagamento e carte prepagate (-1,4%), che nel 2020 ammonta a 253,0 miliardi di Euro.

Rapporto Cashless 2022 di Ambrosetti

La riduzione del transato sarebbe stata ancora più rilevante se non fossero state considerate le carte prepagate: quest’ultime hanno fatto registrare un aumento del valore transato cashless nel 2020 rispetto al 2019 pari al 16,7%, mentre le carte di pagamento hanno visto il loro valore ridursi del 4,4%. Inoltre, è da sottolineare che se in Italia il calo del valore transato può essere collegato al calo dei consumi e del Pil durante la pandemia, lo stesso non si è verificato in tutti gli altri Paesi Ue. Infatti, nel 2020, il valore transato cashless nei Paesi europei è aumentato in media del +2,0%. Solo Romania e Bulgaria fanno peggio, mentre si confermano in testa alla classifica i Paesi Scandinavi e del Nord Europa: la Danimarca al primo posto con un punteggio di 8,13 (in aumento rispetto al 7,80 dell’edizione precedente), seguita dalla Svezia (7,00) e dalla Finlandia (6,72). Nel nostro Paese gli ostacoli principali alla diffusione del cashless restano i timori per le frodi, anche se le transazioni digitali vengono ritenute più sicure del contante, e i problemi nell’accettazione riscontrati l’anno scorso da almeno un italiano su quattro.

 “Anche quest’anno - afferma Valerio De Molli, Managing Partner & Ceo, The European House - Ambrosetti - l’Italia si conferma un Paese fortemente cash-based e ci posizioniamo tra le 30 peggiori economie al mondo per cash intensity con un valore del contante in circolazione sul Pil pari a 15,4 per cento. Tuttavia, ci sono anche alcune buone notizie: ad esempio, emerge che oltre 7 italiani su 10 vorrebbero utilizzare di più il cashless (in aumento di 13,1 p.p. rispetto al 2020) e 6 italiani su 10 dichiarano di voler ridurre l’utilizzo del contante in futuro. È necessario però - sottolinea De Molli - accelerare la transizione verso la #CashlessRevolution e a tal fine abbiamo individuato 9 proposte di policy, che si pongono l’obiettivo non solo di promuovere i pagamenti elettronici, ma anche quello di ‘abituare’ i cittadini all’utilizzo del cashless nella quotidianità, ad esempio nei settori della mobilità e del turismo”.

Gli investimenti del Pnrr potrebbero contribuire a invertire la tendenza e generare quasi 800 milioni di transazioni digitali aggiuntive per un controvalore superiore ai 27 miliardi di euro. The European House - Ambrosetti, infatti, ha identificato 4 aree di intervento del Pnrr che potrebbero avere effetti a cascata sui pagamenti elettronici, evidenziando per ciascuna di esse il numero di transazioni cashless e il valore transato cashless generabile dall’investimento previsto: la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la digitalizzazione del turismo, il rinnovo delle flotte del trasporto pubblico locale, la digitalizzazione della sanità. Nel complesso le quattro aree di intervento individuate dalla Community all’interno del Pnrr per promuovere i pagamenti digitali nel Paese potrebbero abilitare fino a 793 milioni di transazioni aggiuntive cashless e 27,2 miliardi di euro aggiuntivi di valore transato cashless, pari rispettivamente al 21,8% del totale delle transazioni e al 10,8% del transato cashless al 2020.
Infine, l’edizione 2022 del rapporto presenta per la prima volta i dati del sondaggio somministrato a circa 400 aziende italiane. La percezione di un’elevata maturità digitale è diffusa, ma il ricorso all’e-commerce rimane limitato. Solo poco più di 1 azienda su 2 (il 56,3 per cento) ha attivato canali digitali per gestire ordini e transazioni con altre aziende (e-commerce B2B) e 1 su 4 (il 24,9 per cento) non ha attivato alcun canale e non sta, ad oggi, valutando questa opzione. Mentre il restante 18,8 per cento, pur non avendo ancora attivato alcun canale di ecommerce B2B, sta pensando di attivarlo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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